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Anche quest’anno, in occasione della festa di San Francesco, si è svolto il rito del “camiedu”
Antonio Sisca
FILADELFIA. Anche quest’anno, in occasione della festa di San Francesco, si è svolto il rito del “camiedu”. Per quattro sere U camiedu, un fantoccio di legno ricoperto di una stoffa di panno, seguito da un nutrito gruppo di adulti, anziani (tantissimi i villeggianti che con i telefonini hanno scattato centinaia di foto), e soprattutto bambini che naturalmente sono quelli che hanno vissuto le emozioni più grandi, si è esibito su Corso Castelmonardo e in piazza Mons. Serrao al suono di tamburi e grancasse.
Sotto le sue gobbe si sono alternati diversi ragazzi, studenti del liceo scientifico o che frequentano l’università, i quali con maestria hanno dato movimento al camiedu facendolo dimenare a volte a un ritmo impressionante.
U camiedu fa parte dei riti propiziatori della fertilità e dell’abbondanza delle messi. Fa parte di una tradizione ultrasecolare che rischiava di andare perduta se qualche anno fa non si fossero fatti avanti alcuni giovani desiderosi di riprenderla, quindi, di non farla morire come tante altre. Tra coloro i quali negli anni passati si facevano carico di fare “ballare” u camiedu” i più anziani ricordano “Micu u mutu” che viene indicato come il più bravo nel farlo dimenare, a seguire, “ Vito u cargiulo” e Carmelo Ricitano.
Intanto proseguono le serate dell’agosto fialdelfiese; la cittadina ogni sera viene presa d’assalto da migliaia di persone. Un segnale questo positivo per l’economia locale.