Rassegna Stampa Telematica

NEGLI ULTIMI 25 ANNI POPOLAZIONE IN CALO DEL 40%
Data pubblicazione : 02-10-2015

Logo  Dai 10mila residenti censiti nel 1990 ai quasi seimila attuali. Interi quartieri si spopolano e i giovani cercano fortuna lontano da casa

 

Antonio Sisca

FILADELFIA. La città tra qualche anno diventerà un paese fantasma, abitato soltanto da anziani. A pensarla così sono in molti, professionisti e non della politica, ma soprattutto i giovani che non trovando lavoro  scappano via.  Per capire la gravità della situazione è sufficiente fare un giro in alcunde zone del paese; le case disabitate sono molto di più rispetto a quelle dove vivono  famiglie, per lo  più composte da persone di una certa età, che hanno deciso di rimanere a Filadelfia.

Una zona dove il fenomeno delle case chiuse o che si aprono solo d’estate si avverte maggiormente è quella denominata Timpone, nella parte alta. Se si fa un censimento ci si accorge che su cento alloggi in molti dei quali appare il cartello vendesi (nessuno però compra) solo il venti per cento sono abitati; stessa cosa si nota nei caratteristici vicoli, in località Zacharia, Carmine, e anche su Corso Castelmonardo. Uno spettacolo non certo bello a vedersi se si pensa che in questi rioni fino a 15 anni fa c’era vita ,grazie alla presenza della gente, delle botteghe ora scomparse perché è scomparsa ogni forma di artigianato.

I motivi dello spopolamento ( dai diecimila abitanti del 1990 si è passati ai seimila di oggi), secondo i più attenti osservatori della politica locale, sarebbero da ricercare nell’assenza di una politica tesa a favorire  la valorizzazione delle risorse  di cui il territorio è ricco. E c’è chi, come Antonio Zoccali, punta l’indice nei confronti della politica (comune, provincia, regione) “per avere abbandonato l’intero territorio ricadente attorno al bacino dell’Angitola a un triste destino”.

Per capire come Filadelfia abbia perso il ruolo di città guida del territorio basta guardarsi attorno,   una volta passata la stagione estiva corso Castelmonardo e piazza Mons. Serrao appaiono al visitatore deserti. Qualche pensionato seduto sui gradini del monumento ai Caduti o sulle panchine sono il simbolo di una cittadina che da settembre fino a luglio cade in una sorta di letargo. Anche il mercato settimanale del giovedì – osserva qualcuno – che fino a pochi anni fa richiamava migliaia di persone, rischia di morire per via della grande distribuzione , presente nei punti strategici del territorio che con le sue accattivanti vetrine, ha messo in ginocchio i piccoli esercizi costretti a fare i conti con realtà molto più grandi ed efficienti.

Quel che si coglie – com’è stato messo in evidenza in un convegno svoltosi qualche mese fa -,è anche la mancata partecipazione della gente alla vita pubblica. “Sono inoltre passati i tempi in cui piazza Mons. Serrao – spiega il signor Enzo, un professionista che vive lontano da Filadelfia, sprigionava una grande socialità, che rendeva compartecipe, nel bene e nel male, i cittadini”. Neppure i consigli comunali vengono più seguiti dai cittadini elettori; alle riunioni partecipano soltanto gli addetti ai lavori, si preferisce apprendere quel che si discute dai giornali. “In paese – sostiene un ex amministratore che ha fatto parte della giunta negli anni Ottanta – esistono due  categorie: quella degli anziani, ormai rassegnati, che come me vivono dall’esterno una certa situazione e quella che per necessità è sempre pronta a salire sul carro del vincitore. Così non si va da nessuna parte”.

 

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