Rassegna Stampa Telematica

TANTE LE CASE ABBANDONATE
Data pubblicazione : 06-10-2015

 Logo  Un “paese albergo” contro lo spopolamento. Ad avanzare la proposta l’architetto Tommaso Bevivino orginario del luogo

Filadelfia Antonio Sisca

FILADELFIA. Nei giorni scorsi  è stato sollevato da Antonio Zoccali, consigliere della minoranza, il problema dello spopolamento della cittadina che rispetto ai diecimila abitanti censiti nel 1980, oggi ne conta circa seimila.  A scappare soprattutto i giovani che dopo la laurea o il diploma non riuscendo a trovare una dignitosa occupazione in città o in altri posti della Regione preferiscono andare altrove, anche all’estero.

Che intere famiglie si siano trasferite altrove lo si nota dalle centinaia di appartamenti chiusi che ormai non vengono aperti nemmeno d’estate, molti dei quali, soprattutto nella zona alta del paese e nei vicoli versano in pessime condizioni. Ci sono case costruite verso la fine dell’Ottocento, composte da due o  tre vani , quasi diroccate, i cui proprietari vivono fuori da una vita, e c’è chi i questo contesto propone visto il loro stato di abbandono  che il Comune le requisisca  per fare dopo averle sistemate una sorta di paese albergo affidando la gestione a privati cittadini, com’è stato fatto per Villa Serrao.

“Si potrebbe – spiega l’architetto Tommaso Bevivino, un valido professionista che vive a Roma ma che trascorre le vacanze a Filadelfia, suo paese di origine, liberare alcune zone della cittadina dallo scempio  delle case vuote o diroccate, dandole in affitto a  chi intende trascorrere le vacanze nel nostro paese. Sarebbe un modo per combattere la disoccupazione e porre così un freno allo spopolamento”.

Insomma le idee che vengono proposte sono tante e anche buone, ma dal dire al fare spesso c’è di mezzo un mare di incomprensioni tra chi spesso per motivi di ordine politico si mette di traverso indossando le vesti del “bastian contrario”.

Basti pensare che nonostante i tempi stringano a Filadelfia non si è ancora riuscito a fare un discorso serio sull’unione dei Comuni con il pericolo che alla fine, com’è successo quando si è trattato di scegliere la provincia della quale fare parte, la decisione arriverà dall’alto. Piangere poi sul latte versato non avrà alcun senso.

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