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Offerte di lavoro
Un'ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria sembra obbligare le agenzie per il lavoro a convocare tutti i candidati almeno per un colloquio
Le agenzie per il lavoro, quando sono incaricate di seguire una selezione di personale per conto terzi, devono convocare per un colloquio tutti coloro che si sono candidati. Sembra essere queste la massima di un’ordinanza emessa dalla Sezione lavoro del Tribunale di Reggio Calabria a inizio marzo, che sta agitando il mondo degli operatori privati della selezione del personale.
La vicenda in breve. Mesi addietro la filiale reggina di Ali, un’agenzia per il lavoro, pubblica sul proprio sito web un annuncio per selezionare 60 profili da inviare in “missione” presso un ente pubblico a tempo determinato. Arrivano tanti curriculum. Il personale dell’agenzia seleziona i candidati più interessanti e li convoca per un colloquio. Poi sceglie i 60 migliori, che iniziano a lavorare.
Ma gli esclusi non ci stanno ad essere fatti fuori così, e ricorrono al Tribunale per chiedere di annullare la selezione e di imporre all’agenzia di convocare tutti i candidati almeno per un colloquio. Dopo avere in un primo momento dichiarato la propria incompetenza, il Tribunale entra nel merito in seguito al ricorso d’urgenza presentato dal manipolo di candidati.
E stabilisce che la pubblicazione di un annuncio di lavoro su un sito web va considerato alla stessa stregua di un avviso al pubblico. E che l’agenzia, trattandosi di una selezione aperta al pubblico, deve comportarsi secondo il principio di buona fede, che prevede in questo caso il rispetto di 3 punti: la fissazione ex ante di criteri oggettivi e non irragionevoli; l’applicazione secondo correttezza dei criteri prestabiliti; l’adeguata motivazione delle scelte selettive poste in essere.Nella fattispecie, specifica il Tribunale nell’ordinanza, è mancata tanto la predeterminazione dei criteri selettivi, quanto la motivazione delle operazioni valutative. Per questi motivi il ricorso viene accolto (con annesso, si immagina, il diritto di tutti i candidati ad essere convocati per un colloquio) e va ordinata all’agenzia per il lavoro la “rinnovazione della procedura selettiva”. Immediato il ricorso da parte di Ali. Intanto i contratti in questione scadono a fine aprile.
In pratica, se il principio sancito dal Tribunale di Reggio Calabria venisse riconosciuto come valido, le agenzie dovrebbero convocare per un colloquio tutti i candidati a qualsiasi selezione. Perché nell’ordinanza non si fa riferimento al fatto che la selezione in questione era stata commissionata ad Ali da un ente pubblico.
«Un principio inaccettabile – attacca Antonio Lombardi, numero uno di Ali e presidente di Alleanza Lavoro – mi meraviglia che nel 2011 possa arrivare una decisione del genere. Chiunque conosca la realtà delle agenzie per il lavoro, sa che è impossibile convocare tutti i candidati per un colloquio a prescindere dal loro curriculum. Le apl sono aziende private che operano grazie a un’autorizzazione del ministero del Lavoro, e seguono criteri di selezione precisi e funzionali. In più, quando lavori col pubblico, ti pagano a babbo morto e le gare sono al massimo ribasso. Se poi ci metti pure gli avvocati... ».
Tratto da: www.lavorare.net